La scuola è ricominciata! Per molti ragazzi, e di conseguenza molte famiglie, le giornate saranno scandite dallo spauracchio delle lunghe ore di studio, della preparazione per le verifiche e per le interrogazioni, dai “tira e molla” con i figli che rimandano sempre il momento di prendere in mano quel benedetto libro!

Infatti, studiare è gratificante solo se si possiede un buon metodo di studio e un’appassionata voglia di imparare. Il metodo di studio rappresenta uno degli aspetti di maggiore importanza nell’attività quotidiana di uno studente. Stranamente, però, esso non sempre è oggetto di una trattazione specifica a scuola, tranne i casi in cui il docente lo faccia rientrare nel corso delle proprie lezioni.

In terza primaria, i bambini cominciano a “studiare“…ma cosa significa? E, cosa più importante, come?

metodo di studioSignifica acquisire e memorizzare nozioni, conoscenze e abilità, immagazzinarle nella propria mente per poterle riutilizzare. Apprendimento e studio non sono sinonimi. Si apprendono infatti comportamenti, abitudini, conoscenze, reazioni emotive; invece studiare è una forma di apprendimento che ha come scopo l’apprendere dal testo, o da una lezione, in modo intenzionale (Anderson 1978). Studiare pertanto è un atto intenzionale e auto diretto dallo studente che sceglie obiettivi , tempi e strategie.

Possiamo distinguere uno studio “di superficie”, nel quale si cerca di memorizzare “le parole”, e uno studio approfondito, in cui sono i significati a dover essere immagazzinati. Tali significati, poi, devono essere reperibili per creare anche associazioni. Quante volte però ci rendiamo conto che, una volta studiato un argomento, dopo un po’ di tempo, esso non ha lasciato traccia nella mente dei nostri ragazzi? Non è stato interiorizzato, non è reperibile se vogliamo creare associazioni, reti di conoscenzacome se gli argomenti fossero stati appresi “a compartimenti stagni”, con l’unico scopo di superare l’interrogazione o la verifica.

Diventare esperto nell’imparare, è un compito complesso e ottenere risultati positivi negli apprendimenti implica conoscere e padroneggiare le proprie abilità cognitive, al fine di adeguarle alle situazioni richieste. Inoltre, è difficile riuscire ad applicare tale metodo con persistenza e continuità fino ad assimilare una stabile abitudine metodologica. L’esercizio, però, rappresenta la via più valida.

Studiare coinvolge molte abilità cognitive, cioè quelle capacità che ci permettono una corretta interpretazione della realtà. Fra le abilità cognitive ci sono: la memoria, l’attenzione, la percezione, il riconoscimento e la comprensione delle informazioni del mondo esterno, la capacità di dare risposte adeguate e di farsi capire con le parole e le azioni, l’orientamento nello spazio e nel tempo. Queste capacità si acquisiscono e si affinano durante lo sviluppo, quando il bambino esplora l’ambiente circostante e interagisce con adulti e coetanei.

Che cosa consigliano gli esperti?

Per fare qualche esempio, il metodo SQ4R di Robinson, che risale al 1946, prevede di:

  • sfogliare il materiale, attraverso una scorsa rapida di titoli, sottotitoli(Survey),
  •  porsi delle domande iniziali (Question),
  • leggere una prima volta il testo per avere una idea generale (Read),
  • rileggere analizzando bene il testo (Reread),
  • ripetere i contenuti subito dopo aver finito di leggere (Recite)
  • infine ripassare( Review ).
    Questo metodo è ad ampio spettro, cioè è valido in tutte le situazioni, ma può non essere sempre efficace poiché non si studia tutto allo stesso modo.

Dansereau (1988) ha proposto il metodo MURDER: esso prevede che, prima di iniziare a studiare si debba cercare un atteggiamento mentale ed emotivo positivo (Mood) verso il materiale di studio, in seguito c’è la fase della lettura cercando di capire (Understand), del riassumere e ricordare il testo (Recall), del controllare l’esattezza del ricordo (Detect), del mettere in atto strategie per fissare meglio i contenuti (Elaborate) ed infine la fase del ripasso (Review). Finalmente, si pone attenzione alla componente emotivo-motivazionale (la fase Mood) e si suggeriscono strategie per migliorare la concentrazione e l’interesse per il materiale di studio.

Recentemente si sono evidenziati i limiti dell’insegnare strategie valide in generale, per tutte le discipline e per tutti gli studenti. Sono stati ideati pertanto percorsi basati su un approccio metacognitivo. Essi tengono conto delle caratteristiche individuali dello studente, del compito, degli aspetti cognitivi, metacognitivi ed emotivi-motivazionali .

Per quanto riguarda le caratteristiche individuali dello studente, si devono prendere in considerazione i diversi stili cognitivi. La ricerca ha evidenziato, infatti, diverse tipologie di stili che si distinguono per i diversi modi di percepire, ragionare, risolvere un problema e quindi di studiare. Tra questi:

  • lo stile intuitivo vs lo stile sistematico: il primo lavora su ipotesi che cerca di confutare o confermare ed è rapido nella risposta, il secondo lavora a piccoli passi e prende in considerazione tutte le variabili, è meno rapido e a volte molto dettagliato;
  • lo stile globale vs lo stile analitico: il primo lavora sulla globalità, mentre il secondo si concentra sui dettagli;
  • lo stile impulsivo vs lo stile riflessivo: il primo è molto rapido, ma può rappresentare un problema, il secondo è meno rapido ma ha una modalità di lavoro più adattiva;
  • lo stile verbale vs lo stile visivo: nel primo c’è una preferenza per il codice verbale, mentre nel secondo c’è una preferenza per attività basate sulla visualizzazione.

Come aiutare i nostri ragazzi?

Ecco alcuni consigli:

1) Scegliere l’ambiente giusto e il momento giusto. Può sembrare ovvio, ma è fondamentale avere a disposizione sempre lo stesso luogo silenzioso, privo di distrazioni, ben illuminato; anche il

momento della giornata è importante.

2) E’ consigliabile leggere in modo silenzioso. Se ci concentriamo nella lettura corretta delle

parole, possiamo perdere forse di vista il significato…

4) Ovviamente….quando si studia non si può essere….multitasking! Perciò, vietato sbirciare messaggi sul cellulare! Infatti, questa divisione dei compiti, secondo gli studiosi, inibisce l’assorbimento delle informazioni.

5) Leggere e rileggere non è un metodo efficace: lo è molto di più la lettura seguita dal “richiamo attivo“, cioè il chiudere il libro e cercare di ricordare ciò che si è letto. Infatti, l’apprendimento non è qualcosa di passivo, ma è facilitato se c’è rielaborazione, “sforzo attivo”.

6) Cercare di contrastare la “curva dell’oblio” (Ebbinghaus, 1885): se si ripassa un argomento subito dopo averlo appreso, s’impedisce di dimenticarne buona parte (secondo gli studiosi se ne dimentica fino all’80% dopo un giorno). In questo modo, anche dopo un po’ di giorni, basterà poco tempo per trattenere tutte le informazioni.

7) Cominciare lo studio rilevando gli indici testuali delle pagine da studiare : alcuni ragazzi iniziano a studiare senza nemmeno leggere il titolo. Perciò prestare attenzione ai titoli, ai sottotitoli, alle parole evidenziate, alle immagini, ai grafici,… PRIMA DI COMINCIARE A LEGGERE! Questo aiuta a fissare nella mente l’argomento centrale e i sottoargomenti, crea connessioni e stimola la curiosità.

8) Dopo questo sguardo d’insieme iniziale, porsi delle domande e cercare le risposte nel testo può essere utile.

Infine….

Non avere fretta!

La fretta e la stanchezza, infatti, intralciano notevolmente l’apprendimento…perciò predisporsi ad affrontare gli argomenti con calma e curiosità.

Dott.ssa Edy Salvan
Referente Area Disturbi Specifici dell’Apprendimento

 

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