Orientamento ai servizi pubblici

Chi si trova ad affrontare per la prima volta la sofferenza mentale spesso non ha punti di riferimento per orientarsi nella cura. Magari ha già raccolto nel tempo alcuni segnali del malessere proprio o del proprio congiunto ma non sa a chi rivolgere i propri dubbi e le domande. Il Gruppo DP&P si propone come luogo per accogliere la domanda ed orientare se necessario verso il servizio pubblico, informando ed indicando le strutture presenti sul territorio e le modalità di accesso, le associazioni del terzo settore che possono offrire supporto.

Consultazione psicodiagnostica

Si tratta di un percorso a termine (numero predefinito di incontri) con uno psichiatra o con uno psicoterapeuta durante il quale si approfondisce il malessere della persona e si definisce la natura della sua sofferenza. In termini clinici si fa “diagnosi”: questo non significa solo dare un nome al disturbo presentato (il metodo più ampiamente diffuso è il DSM, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), ma anche delineare il “funzionamento psichico” della persona, ovvero come l’individuo affronta nel proprio personale modo le situazioni della vita, le relazioni e la sofferenza. Questo aiuta a comprendere che ruolo ha il disturbo psichico nella vita del paziente, a che cosa serve e orienta allo stesso tempo la cura verso soluzioni alternative al disagio.

Il percorso di consultazione psicologica può comprendere una valutazione psicodiagnostica: si tratta della somministrazione di Test di personalità e sintomatologici che integrano le informazioni emerse dai colloqui di consultazione ed offrono così una visione più ampia ed approfondita del quadro clinico.

I test sono somministrati da uno psicologo psicodiagnosta, specializzato nell’uso di questi strumenti.

A completare il quadro può essere indicata una valutazione psichiatrica con un medico psichiatra, il quale darà ulteriori informazioni sulla diagnosi basandosi sui sintomi presenti al momento e sulla storia clinica – se presente – della persona e fornirà indicazioni sull’utilità di una cura farmacologia se necessario.

La consultazione psicodiagnostica è di fondamentale importanza per fare una “fotografia” del problema riportato e per orientare il percorso di cura e le figure da coinvolgere in base ai bisogni emersi. Le informazioni raccolte dallo psicoterapeuta, dallo psicodiagnosta e dallo psichiatra vengono condivise in èquipe e viene stabilita un’ipotesi di intervento da proporre al paziente e ai propri familiari.

La presa in carico, che segue l’accettazione da parte del paziente della proposta di cura, può prevedere i seguenti interventi:

Psicoterapia individuale

Studi sull’efficacia delle psicoterapie dei disturbi di personalità (Bateman, Fonagy 2000; Perry 1993, 1999; Perry e Bond 2000) indicano alcune caratteristiche fondamentali: deve essere un intervento strutturato, duraturo nel tempo, che implichi una buona alleanza fra terapeuta e paziente per il raggiungimento di un obiettivo comune, che sappia lavorare per focus (ad esempio il modello di relazione disadattiva che il paziente mette in atto). Se il paziente è coinvolto attivamente in un rapporto terapeutico attento e ben strutturato, questo gli permette di apprendere un modo di pensare e di gestire le proprie emozioni più utile ed equilibrato. E’ l’esperienza interpersonale fra il terapeuta ed il paziente che permette questo apprendimento, ed è il tipo di esperienza che è mancata alla base dello sviluppo psico-affettivo del paziente. Le forme di psicoterapia più accreditate nel panorama scientifico sono la TFP (Terapia focalizzata sul transfert – Kernberg, Clarkins, Yomans), la DBT (Terapia dialettico-comportamentale – Marsha Linehan).

La psicoterapia delle psicosi ha come obiettivo un graduale e tollerabile contatto con la realtà e la riduzione dell’angoscia percepita dal paziente. Questo è possibile attraverso un saldo rapporto di fiducia con il terapeuta, il quale ha la funzione di supportare e rinforzare il paziente, di accogliere – prima di confrontare – la sua costruzione di pensieri, emozioni e vissuti.

Terapia farmacologica

Nelle forme cliniche più invalidanti è indicata una cura farmacologica, mirata al contenimento di:

  • disregolazione affettiva
  • discontrollo degli impulsi e del comportamento
  • difficoltà cognitivo-percettive

Interventi di psico-educazione

Spesso accade che le persone che si trovano ad affrontare un disagio psichico ed i loro familiari non abbiano alcuna conoscenza del problema, siano influenzate da preconcetti e stereotipi proposti dal “comune sapere”. La non conoscenza genera ansia e timore, al contrario avere delle nozioni semplici ma esaustive del problema, sulla sua natura e sulle possibili forme di cura rende le persone più partecipi. La cura, a più livelli, funziona se esiste un’alleanza fra i curanti e coloro che ricevono le cure e questa alleanza è aumentata da una condivisione del sapere e dalla possibilità di confronto e chiarificazione.

Terapia supportiva ai familiari

Il ruolo dei familiari è fondamentale nella cura dei disturbi di personalità e psicotici; la natura stessa dei problemi porta ad un coinvolgimento importante in termini di accudimento, cura, ma anche sofferenza. Per questo pensiamo che sia utile che anche le persone più vicine al paziente possano avere uno spazio dove chiarire i propri dubbi, riflettere sul modo più utile di relazionarsi, confrontarsi per gestire e ridurre i possibili momenti di crisi e di conflittualità, capire quale è la giusta vicinanza da tenere nel processo di cura.

 

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