Da ormai alcuni decenni la comunità scientifica rivolge la propria attenzione ai fenomeni psicologici legati all’utilizzo di internet: stabiliamo quotidianamente connessioni con gli altri, che siano persone per noi significative o altri a noi sconosciuti, viviamo immersi in una fitta rete di fili invisibili e in nuvole cariche di dati. Siamo onlife (Floridi, 2015), ci muoviamo fluidamente tra la realtà online e quella offline. Allo stesso modo, l’adolescenza si sviluppa anche su internet, sul terreno virtuale.
Cosa si fa in adolescenza su internet?
Anche in adolescenza si è sollecitati da mattina a sera da stimoli digitali: i ragazzi vivono questa età di cambiamenti, o meglio, questa seconda nascita (Pellizzari, 2010) immersi in un mondo che è anche virtuale. L’adolescenza è un’età che germoglia inevitabilmente avvolta dalle complessità della realtà, sia fuori che dentro la rete.
Questo fenomeno preoccupa molti adulti: familiari, insegnanti e anche professionisti. Il fulcro delle preoccupazioni delle figure adulte sembra concentrarsi sul tempo che i giovani trascorrono sui social, sottratto allo studio, o sulle trappole o le truffe in cui i ragazzi possono incorrere. Si teme che la dipendenza da internet dilaghi tra i giovani, tappati nelle loro stanze, stesi sui divani di casa, immobili, isolati, instupiditi.
Ma cosa si fa in adolescenza su internet? Quali videogiochi online prediligono i giovani? Quali personaggi interpretano? Usano la rete per stare in relazione con i pari o per osservarne le vite? Conoscere la rete può avvicinarci a questi ragazzi, apparentemente trincerati dietro lo schermo, e farci comprendere i significati affettivi che vi sono convogliati.
Accanto alle molteplici esperienze a cui gli adolescenti si accostano, anche la rete può assumere svariate valenze: può divenire una nuova area di sperimentazione di sé, in senso quindi evolutivo, o può rivelarsi uno strumento per sottrarsi alla crescita e a un futuro che appare minaccioso (Lancini, 2019).
L’importanza di internet in adolescenza
L’utilizzo che gli adolescenti fanno di internet appare più emotivo che informativo o comunicativo: la rete consente di mantenere il contatto con il gruppo amicale che incontrano anche nella realtà esterna, circolano così affetti e si stabiliscono legami significativi. Condividere con i coetanei le proprie esperienze e i propri pensieri implica, inoltre, scegliere quali parti di sé esporre e come farlo. L’esposizione di sé pone inevitabilmente a contatto con le reazioni del mondo esterno: possiamo così intendere la rete come uno spazio alternativo e parallelo alla realtà esterna, in cui i ragazzi si sperimentano ed esplorano alla ricerca di una definizione identitaria.
I blog o le pagine social assumerebbero funzioni simili a quelle attribuite ai diari cartacei: nei primi, però, l’immagine di sé e le introspezioni sono esposte alle reazioni dei coetanei. Ciò da modo di comprendere meglio la vulnerabilità di alcuni ragazzi ai rimandi ricevuti a foto e post, ovvero all’immagine di sé che hanno scelto di condividere.
I rispecchiamenti dei coetanei attraverso i like forniscono una conferma dell’apprezzabilità dell’immagine che si sta sperimentando e sostengono le competenze del ragazzo nella gestione dell’immagine corporea. I rimandi positivi consentono di riconoscere e accettare gradualmente il nuovo corpo adolescente pur celandone i difetti e le parti che ci si aspetta essere poco accettabili. L’esplorazione in questo campo di gioco virtuale attenua l’impatto del presentarsi direttamente e prepara all’uscita reale (Buday, 2019).
A quali segnali fare attenzione?
Diverso è quando l’uso del corpo in internet appare non integrabile con la realtà esterna, come nella fruizione dei siti pro-ana (blog e forum pro-anoressia, dove sono promossi comportamenti finalizzati al dimagrimento estremo), o nel revenge porn, in cui la sperimentazione del corpo attraverso internet pare dirigersi verso una modalità di rappresentare e vivere il proprio corpo che non procede verso la sua fisiologica integrazione, ma viceversa alimenta e favorisce la (…) dimensione scissa (Buday, 2019). La sessualità e l’aggressività, avvertite come inaccettabili, sono esperite in un mondo blindato, in rete si compiono così azioni sessuali o distruttive, non integrabili nel proprio sé.
Se per alcuni ragazzi la rete costituisce un luogo dove collaudare il proprio corpo e la propria identità per poi testarli autonomamente nel mondo esterno, per altri rappresenta un rifugio freddo, dal quale spiare le immagini altrui, senza esporsi, senza entrare in contatto con i pari, neanche nella modalità mediata e attenuata che la rete mette a disposizione. È proprio quando i ragazzi stanno meglio che riescono ad accedere al laboratorio di studio dell’immagine di sé fornito dalla rete.
Internet può esasperare situazioni di disagio che si manifestano anche nella realtà esterna. È quindi importante sostenere i ragazzi affinché, nell’elaborazione della propria identità, non si affidino unicamente agli aspetti di immagine che risultano vincenti a svantaggio degli aspetti emotivi, che li rendono invece persone con identità ben più complesse e non mero oggetto di approvazione o svalutazione. Il rischio è che si enfatizzino gli aspetti esteriori ritenuti apprezzabili, a scapito degli aspetti invece più soggettivi, che li rendono unici.
*Nicoletta Chiarelli, Psicologa, Psicoterapeuta