Cos’è il disturbo ossessivo compulsivo (DOC)

E’ un disturbo caratterizzato dalla presenza di ossessioni, compulsioni o entrambi, che occupano uno spazio significativo nella vita della persona che ne soffre (per più di 1 ora al giorno), creano intenso disagio e condizionano il funzionamento sociale e lavorativo.

Cosa sono le ossessioni

Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti nella maggior parte dei casi come fastidiosi ed intrusivi.
Molte persone con un DOC hanno convizioni disfunzionali.
Queste possono includere:

  • eccessivo senso di responsabilità
  • tendenza a sovrastimare la minaccia
  • perfezionismo e intolleranza all’incertezza
  • attribuzione di una eccessiva importanza ai propri pensieri ed al bisogno di controllarli.

Riguardo a questo ultimo punto, una persona può spaventarsi all’idea di aver avuto un determinato pensiero perchè considera questa situazione altrettanto grave dell’agire il contenuto di quel pensiero stesso (es. avere un pensiero violento equivale ad agire in modo violento), non cogliendo (e quindi non potendo rassicurarsi) il limite fra interno (ciò che sta nei miei pensieri) e conseguenze esterne (quelle prodotte da una azione).

Rispetto alle proprie convinzioni disfunzionali, una persona affetta da DOC può avere un insight (cioè una consapevolezza su questi pensieri) che varia in continuum da buono o sufficiente, a scarso, ad assente. Una persona con un buon insight sulle proprie convinzioni tiene aperta la possibilità che i pensieri intrusivi non siano fondati, ne riconosce la bizzarria e li vive manifestazione del disagio che vive; al polo opposto, una persona con scarso o assente insight è convinto strenuamente della veridicità delle proprie convinzioni, non ammettendo la possibilità di una visione alternativa alle proprie credenze.

Cosa sono le compulsioni

Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi o azioni mentali che una persona si sente obbligata a compiere per “compensare” i pensieri ossessivi o per rispondere a regole interne particolarmente rigide. Degli esempi di compulsioni possono essere il lavarsi ripetutamente le mani, controllare l’allineamento degli interruttori elettrici di una stanza o dell’intera casa, riordinare oggetti secondo regole prestabilite.

Esempi di azioni mentali possono essere ripetere mentalmente frasi o parole, contare, pregare.

Per distinguere le compulsioni da azioni e pensieri che fanno parte della vita quotidiana, e che non rientrano in un quadro di psicopatologia, esse devono avere la specifica funzione di prevenire o ridurre l’ansia o il disagio o mettere al riparo, nel pensiero di chi le vive, dalle conseguenze che si teme possano accadere se non si risponde a tale impulso.

Un esempio potrebbe essere: “Se non evito di calpestare le fughe delle piastrelle, accadrà qualcosa di brutto alla mia famiglia”.

Le azioni che vengono compiute spesso non hanno una correlazione diretta con la situazione temuta, seguono una “logica emotiva” e non razionale; in altri casi l’allarme è chiaramente sovradimensionato rispetto alla situazione stessa.

Una rappresentazione riuscita di una persona che soffre di DOC è quella dell’attore Jack Nicholson nel film “Qualcosa è cambiato”, il quale interpreta un uomo in balia delle proprie ossessioni e compulsioni. Nel film il suo personaggio vive una vita profondamente limitata nella possibilità di movimento, pervaso da preoccupazioni sulla possibilità di entrare in contatto con i germi, rigido ed inflessibile nelle relazioni, imprigionato dall’attenzione ai dettagli e dal controllo di ogni particolare della sua vita, obbligato a svolgere lunghi rituali di pulizia, di controllo della porta di ingresso, del percorso da fare ogni giorno per recarsi nei luoghi abituali.

Le osservazioni attraverso il lavoro clinico con pazienti DOC hanno portato a galla un substrato di preoccupazioni non consapevoli, molto temute, che spesso riguardano la tematica della perdita di controllo. Persone con una predisposizione caratteriale al mantenimento del controllo, alla soppressione delle emozioni considerate “negative” (quali rabbia e vergogna, ad esempio), al mantenimento di una “presentabilità sociale” che enfatizzi aspetti di piacevolezza e capacità, possono ritenere inconsciamente pericoloso provare determinati vissuti e mettere in atto delle strategie difensive (ma non particolarmente adattive) per proteggersene.

Negandosi la possibilità di provare, come tutti, vissuti di rabbia, di vergogna, di invidia e di considerarli come una parte della gamma delle emozioni che si possono provare nei confronti anche di persone vicine, la conseguenza è il tentativo di controllare questi vissuti reprimendoli. Non potendo però essere eliminati, di per sé, questi si ripropongono sotto forma di pensieri intrusivi, talvolta bizzarri (paura di farsi o di fare del male, paura di essere contaminati dal contatto con oggetti o persone) che allarmano la persona e la portano a tentare di “riprendere il controllo” attraverso azioni che “magicamente” annullino la portata dei pensieri.

I criteri diagnostici in sintesi

I criteri per poter fare diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo sono:

A) Presenza di ossessioni, compulsioni o entrambe

B) Le ossessioni e compulsioni devono essere presenti per un periodo di tempo superiore ad un’ora al giorno, devono creare disagio clinicamente significativo o compromettere il funzionamento sociale, lavorativo o in aree importanti della vita del soggetto

C) I sintomi non si possono attribuire agli effetti di sostanze e/o farmaci, o ad altre condizioni mediche

D) Il disturbo presentato non è meglio compreso nella sintomatologia di altre forme psicopatologiche

 

 

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