Di Maria Grazia Galimberti* e Lisa Carrara**

La crescente attenzione in ambito scientifico verso la Bigoressia nasce dal bisogno di fornire ai professionisti della salute mentale conoscenze e linee di intervento adeguate per rispondere a questa nuova forma di sofferenza psicopatologica, presente infatti sempre più spesso in ambito clinico-terapeutico. 

Il termine Bigoressia, dall’inglese “big” grande e dal greco “orexis” appetito, nella sua traduzione “fame di grossezza” ben esprime la caratteristica centrale di questa condizione, cioè la profonda e costante preoccupazione di non avere un corpo sufficientemente asciutto e muscoloso.

La preoccupazione eccessiva per la propria massa muscolare, come nucleo psicopatologico fondante, si accompagna a componenti percettive, comportamentali e affettive che interferiscono con la vita quotidiana e il benessere soggettivo. 

La Bigoressia comporta infatti una dispercezione corporea, ossia una percezione del proprio corpo non corrispettiva alla realtà: tale condizione, più frequentemente riscontrata nel genere maschile, interessa prevalentemente sportivi dediti ad attività volte allo sviluppo muscolare (es. body building) che infatti, al contrario di come si percepiscono, sono oggettivamente muscolosi. Da qui vissuti di profonda insoddisfazione corporea che impattano in modo significativo sull’immagine e sull’autostima personale, proprio perché prevalentemente fondate su un ideale corporeo non raggiunto. La preoccupazione costante per il corpo si traduce poi in pensieri ossessivi e pervasivi altamente interferenti con le attività quotidiane (es. lavoro) ed è origine di una serie di aspetti comportamentali finalizzati a raggiungere lo stato corporeo desiderato: esercizio fisico eccessivo e compulsivo atto all’accrescimento della massa muscolare, regime alimentare rigido e restrittivo, basato sull’esclusione di intere categorie di alimenti e sulla preferenza di alcuni macronutrienti (proteine) a discapito di altri (grassi), fino all’uso di sostante nocive e in alcuni casi illegali quali steroidi e anabolizzanti.

Le componenti cognitive, percettive, affettive e comportamentali della Bigoressia finora descritte determinano in chi ne soffre uno stato di profondo malessere e una compromissione in più aree di vita: l’attività lavorativa viene spesso vissuta come impegno quotidiano che impedisce di dedicarsi quanto si vorrebbe all’attività fisica ed è accompagnata da pensieri pervasivi inerenti il proprio stato corporeo, l’investimento verso le relazioni affettive e sociali si riduce sempre di più perché interferenti con una quotidianità quanto più incentrata sulla cura del proprio stato fisico e perché spesso prevedono momenti di condivisione quali cene/aperitivi non conformi ai propri schemi, come il regime alimentare rigido e restrittivo. Inoltre, chi soffre di Bigoressia vive uno stato di profonda frustrazione e insoddisfazione costante a fronte del mancato raggiungimento di quel corpo ideale tanto desiderato e ciò inevitabilmente influenza in generale i vissuti legati alla valutazione e all’immagine personale di sé; gli unici momenti in cui prevale uno stato di benessere e di soddisfazione sono quelli dedicati all’attività fisica e/o all’alimentazione ritenuta adeguata, per poi ritornare in uno stato generale di malessere caratterizzato dalla preoccupazione e dall’insoddisfazione per un corpo percepito (o meglio, erroneamente percepito) come non sufficientemente muscoloso. 

Bigoressia: Come classificare questa nuova forma di sofferenza?

La Bigoressia non rientra attualmente tra i disturbi psichici previsti all’interno della nosografia ufficiale (DSM 5, Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali), ma viene riconosciuta come forma di sofferenza psicopatologica proprio per il disagio clinicamente significativo di chi ne è coinvolto e la compromissione nel funzionamento che comporta in vari ambiti di vita (sociale, lavorativo, relazionale…). 

Le caratteristiche intrinseche alla Bigoressia motivano il confronto in atto tra gli esperti circa la sua più adeguata classificazione: considerarla come una forma di Disturbo da Dismorfismo Corporeo o collocarla nell’ampia categoria dei Disturbi del Comportamento Alimentare (Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, secondo il DSM 5). 

Cosa accomuna la Bigoressia a queste due differenti categorizzazioni diagnostiche?

Il Disturbo da Dismorfismo Corporeo prevede la presenza di uno stato di preoccupazione costante per una o più imperfezioni percepite nel proprio aspetto fisico che però non sono osservabili ad un occhio esterno o appaiono in modo lieve. 

Qualora tale preoccupazione riguardi l’idea di avere una costituzione corporea troppo piccola o insufficientemente muscolosa la diagnosi deve specificare la presenza di Dismorfia Muscolare. Quella che ad oggi è quindi una specificazione del Disturbo da Dismorfismo Corporeo, potrebbe trovare una sua futura classificazione nella Bigoressia intesa come Disturbo a sé stante, con manifestazioni cliniche peculiari legate specificatamente alla dimensione fisica-muscolare e che al contempo condivide con il Dismorfismo Corporeo il nucleo patologico della preoccupazione corporea, con conseguenti azioni comportamentali o mentali in risposta a questa stessa preoccupazione (es. guardarsi allo specchio, curarsi eccessivamente nell’aspetto, richiedere rassicurazioni…).

Ciò che invece accomuna la Bigoressia ai Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) è innanzitutto l’eccessiva valutazione della forma e del peso del corpo, come principale se non esclusivo fattore determinante la propria autostima e immagine personale. Da questo nucleo psicopatologico condiviso derivano ulteriori aspetti sintomatologici comuni tra cui: una profonda alterazione della propria immagine corporea, conseguenti rimuginii sulle forme corporee, sentimenti di insoddisfazione e autosvalutazione e la messa in atto di comportamenti alimentari e di attività fisica altamente disfunzionali finalizzati al raggiungimento dell’immagine corporea ideale (es. regime alimentare selettivo, rigido con il calcolo ossessivo delle calorie e dei macronutrienti; iperattività per stimolazione e accrescimento muscolare…)

Significativa è la specularità messa in luce in ambito scientifico tra la Bigoressia e l’Anoressia Nervosa, tanto da proporre di definire la Bigoressia come “Anoressia Inversa”: chi è affetto da Anoressia ha una dispercezione corporea che lo porta a vedersi in sovrappeso anche in condizioni di estrema magrezza, al contrario chi è affetto da Bigoressia percepisce il proprio corpo come esile e magro, pur trattandosi di un fisico normale o addirittura atletico e muscoloso.

*Maria Grazia Galimberti, Psicologa, Psicoterapeuta, Responsabile Area Disturbi del Comportamento Alimentare
**Lisa Carrara, Psicologa, Area Disturbi del Comportamento Alimentare

Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2014), Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Alimentari. Quinta Edizione. Raffaello Cortina Editore.
  • A. Devrim, P. Belgic, N. Hongu (2018), Is there any relationship between body image perception, Eating Disorders, and Muscle Dysmorphic Disorders in male bodybuilders? American Journal of Men’s Health, 12(5): 1746-1758.
  • D. Mitchison, P. Hay, A. Slewa-Younan, J.M. Mond (2014), The changing demographic profile of eating disorder behaviors in the community. BMC Public Health, 14: 943.
  • D. Munno, S.C.M. Sterpone, G. Zullo (2005), L’anoressia nervosa maschile. Una review. Giornale Italiano di Psicopatologia, 11: 215-224.
  • J.M. Lavander, T.A. Brown, S.B. Murray (2018), Men, Muscles, and Eating Disorders: an overview of Traditional and Muscularity-Oriented Disorder Eating. Current Psychiatry Report, 19(6): 32.