(Eye Movement Desensitization and Reprocessing: Desensibilizzazione e Riprocessamento attraverso i Movimenti Oculari).

Di Michela Natoli*

Cos’è il trauma?

La parola trauma deriva dal greco e ha il significato di ferita. Un trauma psicologico può quindi essere definito come una ferita emotiva, una ferita dell’anima. Proprio come accade per le ferite del corpo, anche quelle psicologiche possono rimarginarsi con il tempo e con le capacità riparative innate che possediamo. In alcuni casi però, a causa della gravità delle ferite oppure per la fragilità che possiamo avere in un dato momento della nostra vita, questo processo di guarigione innato può non bastare o essere bloccato e può quindi essere utile un aiuto specializzato.

Che tipi di trauma esistono?

Alcune esperienze hanno un impatto particolarmente forte dentro di noi, in particolare quelle in cui si sperimenta un pericolo o una seria minaccia alla propria esistenza o a quella dei propri cari. A questa tipologia appartengono i traumi derivanti ad esempio da disastri naturali, incidenti, abusi, morti improvvise, etc, che vengono definiti traumi con la “T maiuscola. Accanto a questi esistono una serie di altre esperienze, che sono viste dall’esterno come di portata inferiore, ma che soggettivamente possono essere molto disturbanti: i traumi con la “t minuscola. A questa tipologia appartengono i traumi derivanti da esperienze negative di relazione con le altre persone importanti della nostra vita, come ad esempio umiliazioni ripetute, maltrattamenti verbali, mancanza di cure da parte di genitori depressi… In questi casi il pericolo che viene percepito non è tanto quello dell’integrità fisica, ma diventa una minaccia alla possibilità della costruzione di un’identità emotiva più solida e forte.

Cosa succede in presenza di trauma?

Il trauma, che sia una forte esperienza negativa (T maiuscola), o una serie di esperienze meno eclatanti ma che disturbano fortemente la persona (t minuscola), è comunque definibile come qualcosa che rompe il consueto modo di vivere e di vedere il mondo e che ha un impatto negativo sulla persona che lo vive.

Ovviamente non tutte le persone reagiscono al trauma nello stesso modo e, come detto sopra, i sintomi possono anche durare per un tempo limitato e poi scomparire da soli, grazie alle capacità riparative della nostra mente. Tuttavia uno degli aspetti più problematici del trauma è che la sensazione di pericolo, la paura, può invece restare dentro di noi e agire anche a distanza di molto tempo in modo disfunzionale sotto forma di immagini, sensazioni, convinzioni sulla nostra persona o sul mondo.

In pratica, non è sempre vero il detto che il tempo guarisce tutte le ferite… In alcuni casi la ferita resta in qualche modo sottopelle e richiede all’organismo, alla nostra mente, un lavoro continuo per combattere le sensazioni angosciose o i pensieri negativi, che possono influenzare la vita familiare, lavorativa e relazionale in generale.

I sintomi che derivano dell’esposizione a traumi possono essere i seguenti:

  • Presenza di immagini intrusive, come fotogrammi o flash che si ripresentano ad esempio la notte, o in situazioni particolari;

  • Attivazione fisiologica importante, per cui si sperimenta una tensione costante che genera irritabilità, insonnia, ansia;

  • Appiattimento affettivo, una sorta di distacco emotivo dalle persone o dalle situazioni, la sensazione di non essere compresi;

  • Evitamento di luoghi, persone, situazioni;

  • Convinzioni profonde di colpa (“se solo avessi…”);

  • Costante senso di pericolo, di non sentirsi al sicuro, di non avere il controllo sulle cose, ansia

Queste sensazioni possono essere vivide e presenti anche a distanza di molto tempo e non attenuarsi. Oppure può accadere che stiano sopite ma che, in presenza di uno stimolo simile, si riattivino le stesse emozioni, sensazioni, immagini e pensieri che hanno caratterizzato un’esperienza traumatica precedente. Ad esempio una separazione può far riaffiorare emozioni legate ad una perdita o un lutto del passato, così come un comportamento aggressivo e svalutante di un capo sul lavoro può far riemergere vissuti emotivi legati alle umiliazioni vissute nell’infanzia da parte delle figure genitoriali.

La cura del trauma con EMDR

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’agosto del 2013 ha riconosciuto l’EMDR come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati. Vi sono infatti numerosi studi a sostegno dell’efficacia e della velocità della tecnica EMDR sia nel trattamento dei pazienti con Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD), ma anche nel trattamento dei traumi relazionali che sono alla base di molti disturbi o sofferenze psicologiche.

Poiché il trauma interrompe il normale meccanismo di elaborazione dell’informazione, quello che accade è che in seguito a traumi si generino immagini, emozioni, pensieri e convinzioni sulla propria persona e sul mondo che restano isolate dalle altre informazioni che nel tempo possiamo acquisire. Queste informazioni rimangono quindi stabili, non si modificano con l’esperienza e restano confinate nell’emisfero destro del nostro cervello.

Il trattamento con la stimolazione bilaterale dei movimenti oculari (EMDR) consente il collegamento tra i due emisferi e consente quindi di rendere instabile il ricordo e le informazioni ad esso collegate e favorire un’integrazione dell’evento traumatico.

L’integrazione è il processo che naturalmente la nostra mente mette in atto per far fronte ad ogni tipo di esperienza, che viene inserita all’interno di un sistema di identità, di convinzioni e di emozioni normalmente stabile. L’integrazione è quindi il processo fondamentale nella cura del trauma e l’approccio EMDR aiuta e velocizza tale processo in presenza di sovraccarichi, interruzioni e in generale, sofferenze.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti

www.emdr.it (sito italiano)

www.emdr.com (sito USA)

Per ricevere informazioni su un primo colloquio presso il Centro Clinico di Psicologia, telefona al 039.9416276 o scrivi una mail a info@centropsicologiamonza.it

*Psicologa, Psicoterapeuta