Ne parliamo con il dottor Marco De Coppi, referente del servizio di consulenza psicologica per la coppia.
Da un’intervista effettuata dalle studentesse del Liceo Carlo Porta di Monza (Fabiola, Martina, Laura e Camilla)

Quali sono le possibili origini di una crisi o di un conflitto per cui una coppia si rivolge a uno psicologo?

Le origini sono molteplici e fondamentalmente legate alla storia specifica di ciascuna coppia e, al tempo stesso, personale di ognuno dei partner.
Si possono, per esempio, ritrovare all’inizio del rapporto quando le aspettative rispetto al legame di coppia o ai progetti di vita non vengono sufficientemente condivise e i partner scoprono solo più tardi che queste sono profondamente diverse; oppure può anche accadere che si resti intrappolati nei modelli relazionali della propria famiglia d’origine senza riuscire a dar vita con il partner a qualcosa di nuovo che derivi dal loro specifico incontro.
Altre volte, poi, le criticità e i conflitti insorgono nell’evoluzione del rapporto quando, cioè, per diverse vicissitudini i partner non hanno curato gli aspetti emotivi e comunicativi del loro stare insieme. La vita di coppia, infatti, attraversa diverse fasi evolutive – dall’innamoramento alla stabilizzazione – che non possono essere date per scontate, altrimenti il rischio è di assistere a una progressiva desertificazione emotiva del legame affettivo oppure all’emergere di angosce claustrofobiche che conducono i partner verso stati di insoddisfazione e di rigetto reciproco o unilaterale.

Dalla sua esperienza, c’è un’età prevalente o un momento specifico della vita di coppia in cui si chiede un aiuto specialistico?

La richiesta di terapia psicologica, sia come coppia sia individualmente, rispetto a problematiche affettivo-relazionali coinvolge fasce di popolazione di ogni età: dalla giovane età adulta, quando i legami di coppia iniziano a consolidarsi e a evolvere in una progettualità, all’età matura quando la maggiore autonomia dei figli e i passaggi del ciclo di vita portano i partner ad una riorganizzazione degli investimenti emotivi personali e di coppia.
A chiedere assistenza psicologica sono, inoltre, le coppie in fase di separazione che necessitano di una valutazione clinica rispetto a talune insorgenze sintomatiche concomitanti al processo di separazione che stanno attraversando (disturbi del sonno, instabilità emotiva e forti oscillazioni del tono dell’umore, cali di concentrazione e di memoria), oppure che richiedono una consulenza specialistica su alcune complesse e delicate questioni legate alla fase separativa: per esempio, come comunicare ai figli la separazione dei genitori o come dare continuità alla funzione genitoriale nei nuovi assetti di vita. L’età media dei partner, in questi casi, è tra i quaranta e i cinquant’anni.

In sintesi, ci potrebbe spiegare in che cosa consiste la consulenza psicologica per la coppia e per quali problematiche è indicata?

Si tratta di un intervento psicologico rivolto a coppie o a singoli che stanno attraversando una situazione di crisi a livello affettivo-relazionale oppure che si stanno avviando verso processi di separazione o di divorzio.
L’intervento coinvolge entrambi i partner se vi è una richiesta condivisa e in questo caso si parla terapia di coppia; oppure si rivolge al singolo se la problematica è vissuta solo da uno dei due membri (terapia individuale per problematiche di coppia).
Inoltre, la consulenza psicologica risulta indicata per le coppie genitoriali in condizione di difficoltà rispetto a taluni passaggi evolutivi come, ad esempio, il post partum oppure l’adolescenza dei figli.

Solitamente come reagisce la coppia alle sue parole? Le capita spesso di assistere a dei litigi?

Sì, soprattutto nelle fasi iniziali della consulenza psicologica la coppia spesso litiga. A volte, le sedute fungono da vero e proprio “ring” di cui i partner sembrano aver bisogno per mantenere uno spazio regolamentato dove discutere ed eventualmente litigare senza farsi troppo del male. Credo che sia importante permettere che la coppia viva ed esprima i propri conflitti anche perché, generalmente, si assiste poi a una loro evoluzione in punti di vista differenti su cui è possibile confrontarsi e lavorare psicologicamente.

Nella terapia di coppia, i partner sono disponibili ad aprirsi e andare nel profondo? Parlano liberamente o nota un certo imbarazzo?

Dipende dalle persone, dal loro carattere e dalle vicissitudini della vita che hanno attraversato e anche dal legame di coppia che hanno costruito. Solitamente, se ci sono stati eventi traumatici oppure se i partner stanno vivendo una sofferenza psichica molto intensa e destabilizzante si fa più fatica ad aprirsi. In genere però dopo le prime sedute, in cui si cerca di stabilire un clima di fiducia e collaborazione, le difese si stemperano e gradualmente si riesce ad andare più nel profondo di ciò che stanno vivendo.

Tra le varie problematiche che giungono alla sua attenzione, che ruolo hanno le disfunzioni sessuali sulla vita di coppia e in generale sulla vita del singolo partner?

Le disfunzioni sessuali hanno ripercussioni sia sulla vita del singolo, in termini di autostima e d’investimenti emotivi soddisfacenti, sia sulla vita di coppia che nel tempo perde d’intimità relazionale e di complicità. Per questo è importante riconoscere tempestivamente i sintomi di disagio legati alla sfera sessuale e prendersene cura, cercando di superare il senso d’imbarazzo o i diversi tabù che insorgono davanti a queste problematiche.

Nel caso in cui il problema coinvolge il nucleo familiare, cioè ricade anche sugli eventuali figli della coppia, il colloquio avviene con l’intera famiglia o solo con i genitori?

Il primo colloquio avviene sempre con la coppia genitoriale. Successivamente, ci possono essere anche incontri con i figli e, in base alle indicazioni cliniche, si definiscono i percorsi terapeutici necessari che possono coinvolgere sia i genitori che il figlio o i figli.

La volontà di generare un bambino può incidere nella relazione di coppia?

E’ importante che un bambino venga concepito in una coppia che sta bene e all’interno di un progetto di vita condiviso da entrambi. Quando invece un figlio è pensato per tentare di salvare un rapporto in crisi, si assiste il più delle volte a un peggioramento del rapporto di coppia che, a questo punto, finisce per coinvolgere anche un terzo cioè il bambino.

In conclusione, cosa consiglierebbe a una coppia che sta attraversando una crisi relazionale importante?

Di affrontarla e prendersene cura tempestivamente e, per quanto possibile, senza spaventarsi eccessivamente o andare in panico. Se ciò risultasse più difficile del previsto, con buon senso, di rivolgersi ad uno specialista per avere un’assistenza psicologica qualificata.

Come terapeuta di coppia, infine, qual è stato il suo percorso professionale che l’ha portata a occuparsi di questo particolare ambito?   

Ho iniziato a occuparmi di problematiche della coppia diversi anni fa, quando mi fu chiesto di condurre un servizio psicologico specifico all’interno di un Consultorio Familiare. Decisi così di approfondire lo studio e la ricerca in questo campo e iniziai a frequentare la Clinica di Neuropsichiatria dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, dove si tengono percorsi formativi ad alta specializzazione sulla terapia di coppia con riferimento alle esperienze psicoanalitiche della Tavistock Clinic di Londra. Qualche anno fa abbiamo, poi, deciso di attivare l’intervento specialistico per la coppia all’interno del nostro Centro Clinico di Psicologia per far fronte alle numerose richieste che sempre più sono iniziate a pervenire in quest’ambito.