di Francesca Parma*

La sindrome da burnout è una condizione di sofferenza acuta caratterizzata da un sovraccarico psicofisico derivante da situazioni ripetute e prolungate di stress lavorativo, con conseguente demotivazione, inefficienza e distacco nel confronti del ruolo professionale. Dall’inglese – to burnout – significa letteralmente “bruciare”, immagine evocativa di un estremo esaurimento delle risorse psicologiche e fisiche, che origina dalla percezione di uno squilibrio tra le richieste professionali e la capacità individuale di soddisfarle. Identificata inizialmente dalla psichiatra americana Maslach come uno stato di malessere caratteristico delle professioni d’aiuto sanitario e sociale, attualmente la sindrome da burnout è considerata una condizione estensibile a qualsiasi ambito lavorativo, nella cornice di una società moderna profondamente orientata alla produttività, alla performance e alla competitività. Lo stress è un vissuto fisiologico dell’esistenza umana e, nella sua accezione positiva (“eustress”- stress buono), può essere considerato quell’energia stimolante e propositiva che supporta l’individuo nel mobilitare le risorse utili ad affrontare gli inevitabili problemi e cambiamenti incontrati nella vita. Lo stress diventa dannoso (“distress”) quando si trasforma in una condizione cronica e prolungata, perdendo la sua funzione costruttiva e diventando una soverchiante fonte di esaurimento. A differenza di una generica situazione di stress, che può costituire una transitoria fase di adattamento, la sindrome da burnout è un disagio protratto nel tempo, difficilmente superabile autonomamente e che può evolvere in una cronicità se non considerato attentamente.

A QUALI SEGNALI PRESTARE ATTENZIONE?

La sindrome da burnout è caratterizzata da una costellazione variegata di sintomi, che coinvolgono aspetti fisici, psicologici e comportamentali dell’individuo e che possono influire profondamente sulla qualità di vita personale, professionale e sociale. Il principale vissuto soggettivo, per quanto diverso e specifico per ogni persona in base alla propria esperienza, riguarda la sensazione di aver bruciato-esaurito tutte le energie per far fronte al lavoro, sentendosi sfiniti e invasi dalla dimensione professionale.

Tra i sintomi principali è possibile identificare:

  • Sintomi psicologici: costante tensione emotiva, ansia, irritabilità, demotivazione, senso di frustrazione, senso di fallimento, noia, distacco emotivo, demoralizzazione, riduzione dell’autostima e dell’efficacia percepita.
  • Sintomi fisici: stanchezza cronica, disturbi del sonno, dolori diffusi, cefalea, disturbi gastrointestinali, affanno e  tensione muscolare.
  • Sintomi comportamentali: sensazione di non riuscire a ritagliarsi spazi personali, ritardi sul lavoro, assenteismo, conflittualità e oppositività all’ambiente di lavoro, difficoltà nelle relazioni interpersonali.

A livello individuale esistono alcune caratteristiche che possono predisporre maggiormente al rischio di burnout: un senso pervasivo di responsabilità estrema verso il ruolo lavorativo, una dedizione totalizzante, richieste e pretese assolute nei confronti di se stessi, una tendenza al perfezionismo, all’ambizione e alla competizione. In quest’ottica, particolare importanza riveste la capacità della persona di rapportarsi ed accettare i limiti esistenti – propri e dell’ambiente lavorativo – senza l’aspettativa di poterli sfidare e superare con una modalità onnipotente o al contrario senza sentirsi da essi schiacciati e impotenti. La difficoltà nel trovare una mediazione tra aspettative e ostacoli incontrati può condurre, a lungo andare, alla percezione di un divario tra ideali e realtà lavorativa, con conseguente riduzione dei livelli di autostima, coinvolgimento e motivazione. E’ importante sottolineare che lo sviluppo della sindrome da burnout non è esclusivamente riconducibile a fattori personali, ma anche a variabili ambientali, come aspetti organizzativi, decisionali, mansionali e remunerativi della struttura di appartenenza.

LE FASI DELLA SINDROME DA BURNOUT

E’ possibile individuare quattro fasi che caratterizzano la graduale insorgenza del disagio correlato alla sindrome da burnout:

  • Fase dell’entusiasmo: caratterizza l’esordio del ruolo professionale e si distingue per forte motivazione, elevate aspettative di successo, efficacia e riconoscimento, sensazione di esaltazione e tendenza a dedicare al lavoro molto tempo ed energie anche a costo di sacrificare la vita personale.
  • Fase della stagnazione: la consapevolezza della discrepanza tra gli ideali e la realtà lavorativa vissuta (inevitabili ostacoli, insuccessi, difficoltà) genera un senso di delusione, negatività e impotenza che prende il sopravvento sul massiccio investimento iniziale. 
  • Fase della frustrazione: senso di inutilità, fallimento, incapacità e frustrazione diventano pervasivi portando all’insorgenza di sintomatologia ansiosa, irritabilità, aggressività e comportamenti di evitamento (es. assenteismo).
  • Fase dell’apatia:  l’ultima fase si caratterizza per un totale disinvestimento dal ruolo lavorativo, con distacco emotivo, apatia, insofferenza e intolleranza nei confronti della professione quanto dell’ambiente di lavoro. Il significato di questi comportamenti di ritiro può essere ritrovato in un estremo tentativo di difesa e protezione da una condizione stressogena che soverchia le risorse di adattamento dell’individuo.

COME RIDURRE IL RISCHIO DI BURNOUT

Riconoscere e cogliere i segnali di un eventuale malessere è di fondamentale importanza per intervenire precocemente ed evitare l’insorgenza di una sofferenza acuta. In un’ottica preventiva può essere utile coltivare un equilibrio tra il proprio ruolo lavorativo e la vita personale, imparando a costruire dei confini protettivi tra vita lavorativa e privata, a ritagliarsi il giusto spazio per sé e per le proprie passioni, a dare valore alle pause e al necessario recupero delle energie, a gestire il tempo e gli impegni in ordine di priorità,  ad accettare i limiti insiti nel proprio lavoro e in se stessi prefissandosi obiettivi realistici, a condividere le fatiche vissute e a chiedere aiuto qualora si sentisse che le difficoltà stanno superando la propria possibilità di fronteggiarle.

*Francesca Parma, Psicologa, Psicoterapeuta area Counseling Psicologico

Bibliografia

Ripamonti, C. A., & Clerici, C. A. (2008). Psicologia e salute: introduzione alla psicologia clinica in ambito sanitario. Il mulino.