Il Centro Clinico di Psicologia di Monza ha ospitato anche quest’anno alcuni studenti del Liceo Carlo Porta per svolgere il proprio periodo formativo di alternanza scuola-lavoro. Portando i loro interessi e confrontandosi con i nostri professionisti, hanno approfondito il tema del cyber bullismo, fenomeno quanto mai attuale e diffuso fra giovani e giovanissimi. Da questo scambio ne è nato l’articolo che segue.

Indubbiamente, i social network, conosciuti e utilizzati oramai da tutti noi, hanno migliorato alcuni aspetti della società moderna, rendendo possibile la comunicazione anche a grandi distanze, permettendo a tutti di esprimere la propria opinione su ogni fatto e argomento e di condividere in tempo reale esperienze con amici e conoscenti, e consentendo anche alle persone più introverse e impacciate nei rapporti interpersonali di sentirsi più sicure di sé, offrendo un modo “semplice” per aprirsi ed esprimersi. Verrebbe quindi da pensare che i social siano un grande passo avanti per la nostra società, anche se, ultimamente, si sta scoprendo un lato oscuro di essi, poiché molti di questi aspetti rivoluzionari e positivi possono avere effetti negativi, se non sfruttati nel modo corretto.

Cos’è il cyber bullismo

Molte persone, proprio quelle più timide e introverse, tendono a “rifugiarsi” dietro ai social, ad assumere un’altra identità, diversa dalla propria, più sicura, estroversa e amichevole, prendendo confidenza e stringendo rapporti tramite il web, confidenza e sicurezza che poi perdono nella vita reale, non riuscendo a sviluppare relazioni sociali. In oriente ad esempio si sta sviluppando un fenomeno significativo, detto degli “Hikikomori”, persone che si isolano completamente dal mondo reale esterno, comunicando e “vivendo” esclusivamente tramite il computer ed i social. L’effetto peggiore dell’utilizzo dei social network è però causato proprio dalle persone stesse; a causa della protezione dalla vita reale che forniscono i social infatti, molte persone si sentono così sicure e inattaccabili, poiché “nascoste” dietro a un computer, da non pensare alle conseguenze delle proprie azioni, e praticare il cosiddetto cyber-bullismo, fenomeno comune soprattutto tra gli adolescenti, che si verifica come il classico bullismo ma che, a differenza di questo, può coinvolgere molte più persone, e in alcuni casi diventare persino virale. Il cyber-bullismo può consistere in messaggi violenti o volgari (commesso dal 17,8% dei maschi e dall’8,7% delle femmine), molestie assillanti, pubblicazione di informazione confidenziali e private, denigrazione e danneggiamento della reputazione (10,2% dei ragazzi e 6,9% delle ragazze), furto di identità, ovvero la creazione di un profilo fittizio (6,2% degli studenti e 4,1% delle studentesse); l’8,4% dei cyber-bulli (3,8% delle cyberbulle) pratica, invece, l’esclusione della vittima dai gruppi di amici. Altri casi di bullismo virtuale sono invece causati da video o immagini finiti sul web per sbaglio e poi giunte agli occhi di tutti, causando l’etichettamento e lo stigma della persona protagonista del fatto, la quale difficilmente riuscirà a sfuggirne. Molti casi di cyber-bullismo sono generati da motivi futili, come gusti e preferenze musicali, o a causa dell’aspetto fisico e le scelte di abbigliamento, altri per l’orientamento sessuale, per il fatto di essere stranieri e persino per la disabilità.

Conseguenze psicologiche del cyber bullismo

La gravità di questo fenomeno è evidenziata dalle conseguenze psicologiche e sociali alle quali conduce. Con l’avvento e lo sviluppo dei social network e quindi del cyber-bullismo infatti, sono aumentati i casi di suicidio, in particolare tra i giovani. Secondo uno studio americano sui suicidi di 24 femmine e 17 maschi avvenuti in un’ età compresa tra i 13 e i 18 anni, negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e in Australia, il 24% dei giovani è stato vittima di bullismo omofobico (di cui solo il 12% è identificato come realmente omosessuale). Secondo lo studio, il 78% degli adolescenti che hanno commesso suicidio sono stati vittime di bullismo sia a scuola che on-line, mentre il 17% è stato vittima esclusivamente di cyber-bullismo. Non tutti i casi di cyber-bullismo fortunatamente portano al suicidio, ma possono comunque condurre a gravi conseguenze psicologiche come autolesionismo o depressione, che non sono comunque casi da considerare di minore importanza; tutto ciò è peggiorato dal fatto che molte delle vittime si rifiutano di andare da uno psicologo o comunque di parlarne con qualcuno, per paura delle ripercussioni, creando così un circolo vizioso in cui non riescono a stare bene e dal quale faticano ad uscire.

Per questo è importante sollecitare tutti, in particolar modo gli adolescenti, a fare un uso corretto degli strumenti che abbiamo a disposizione e a pensare che dall’altra parte del computer c’è una persona che potrebbe essere proprio uno di noi.

Matteo, Nicolò, Giorgio
Tirocinanti del Liceo Carlo Porta