di Chiara Labadini*

I problemi che hanno a che fare con l’infertilità non riguardano solo il corpo. Molto spesso, infatti, davanti a un mancato concepimento non vengono neanche individuate con chiarezza le cause possibili. L’infertilità è anche, e soprattutto, una ferita psicologica, la cui guarigione è spesso lenta e faticosa. 

Il modo in cui ciascuno reagisce alla condizione di infertilità è estremamente individuale, e dipende dalla personalità, dalla propria storia, dalle caratteristiche della relazione di coppia, dalla cultura in cui si è immersi, dal tipo di infertilità e dalle procedure terapeutiche.

È però evidente dalla clinica e dalle ricerche come la diagnosi di infertilità causi sempre delle reazioni emotive negative e dolorose. 

Tra queste reazioni troviamo spesso depressione, calo di autostima, senso di colpa e di fallimento, ansia, pensieri ossessivi, stress e rabbia. 

Per alcune persone queste emozioni sono transitorie. Per altre diventano una condizione invalidante, che ricade su ogni aspetto della vita e da cui sembra di non riuscire più a uscire.

La depressione in particolare è la conseguenza del senso di vuoto causato dalla condizione di sterilità, e dei molteplici “lutti” che la accompagnano. 

Talvolta essa può manifestarsi sotto forma di vero e proprio Disturbo dell’Umore, altre volte come condizione di depressione mascherata.


Depressione e perdita

Chi affronta una diagnosi di infertilità, infatti, si trova ad affrontare diverse perdite, a volte difficili da comprendere, da accettare, e da condividere.

C’è innanzi tutto la perdita di una speranza, di una fantasia, del bambino che abbiamo immaginato e desiderato. Chi non riesce a concepire un figlio può cadere in una grande disperazione di fronte alla perdita di qualcuno che “non esiste”, e che tuttavia è così desiderato e racchiude in sé un grande valore simbolico. Il fatto che non ci sia niente di tangibile a rappresentare la perdita, che non esista in realtà nessuno su cui piangere, intensifica il dolore e rende la perdita stessa più difficile da superare e la depressione più forte. 

La perdita è anche quella della identità di genitore. Chi deve affrontare la consapevolezza che non proverà mai ciò che accompagna la genitorialità biologica può sentire di non avere superato un fondamentale passaggio, personale e sociale, all’età adulta. Essere un genitore è per molti parte fondante della visione di un sé adulto, e perdere ciò può essere estremamente doloroso. La perdita è in conseguenza anche quella di uno status, soprattutto all’interno di società che conferiscono un grande valore alla genitorialità e che rinforzano comportamenti che sono collegati alla procreazione o alla crescita dei figli. 

Il fallimento a realizzare un compito personale importante come la procreazione può fare diminuire anche la propria autostima, sia come individui che come coppia. Molte persone con problemi di sterilità faticano ad accettare di essere impotenti di fronte a questa realtà, e si perdono alla ricerca di cause possibili che li aiutino a trovare una spiegazione, finendo però spesso con l’attribuirsi delle colpe che non hanno. L’autostima può essere ulteriormente danneggiata se ci si accorge di provare emozioni “scomode” che possono sorprendere e spaventare, come la rabbia, gelosia e invidia per coloro che riescono con facilità dove essi “falliscono”. Queste emozioni possono anche ricadere sulla vita sociale e sulle amicizie di chi sta affrontando problematiche legate al concepimento. Può accadere infatti che i bambini degli amici ricordino dolorosamente ciò che non si ha, che le donne incinte ricordino i misteri della gravidanza che non si potranno provare, e che gli altri genitori vengano visti come chi è più fortunato, o è stato più “capace”. I cambiamenti che, anche a seguito di ciò, possono avvenire nelle relazioni sociali possono aumentare il senso di depressione, solitudine e isolamento. 

Accanto a tutto questo, anche il rapporto con il proprio corpo può subire contraccolpi: prima considerato funzionante, il corpo diventa all’improvviso percepito come “difettoso”. Indipendentemente dalle cause dell’infertilità, uomini e donne spesso sentono che i loro corpi sono danneggiati e che qualcosa dentro di loro non funziona come dovrebbe. Questo “difetto fisico”, seppur “invisibile”, può essere sentito dalla persona infertile come visibile agli occhi degli altri, e quindi aumentare il senso di vergogna e inadeguatezza. A questo corrisponde il fatto che spesso gli effetti cumulativi dell’intero processo di diagnosi e cura possono portare ad un reale transitorio indebolimento fisico. 

A tutte queste difficoltà fa da cornice il fatto che anche la sicurezza economica è spesso minacciata dalle procedure che ruotano attorno all’infertilità. Le persone possono diventare insicure per il peso economico dei continui appuntamenti, visite, interventi, e sentirsi esposti sul lavoro dove chiedere continui permessi diventa estremamente faticoso. 


Perché rivolgersi allo psicologo

Il supporto psicologico nelle situazioni di infertilità può riguardare la coppia che si trova a fronteggiare questo evento di vita oppure il singolo quando l’infertilità è portatrice di vissuti emotivi destabilizzanti o disturbanti per uno dei due partner in particolare.

In una o nell’altra forma, a fronte della complessità di questo problema e del suo impatto psicologico, chiedere aiuto a un esperto diventa innanzitutto una possibilità di uscire dall’isolamento, comprendere e normalizzare i propri vissuti, e interrompere il circolo vizioso del senso di colpa e fallimento. 

Davanti a una diagnosi di infertilità e durante i percorsi di procreazione assistita, il supporto psicologico è uno strumento prezioso per ridurre lo stress, gestire al meglio l’impatto dei trattamenti, esplorare e comprendere i propri vissuti e le proprie motivazioni, e fare, passo passo, scelte consapevoli. 

Davanti al mancato concepimento, il supporto psicologico può facilitare l’elaborazione del lutto, il superamento degli aspetti depressivi, e la re-interpretazione della situazione, che può sfociare in scelte alternative come l’adozione o ripensare una vita senza figli, tutelando anche il legame di una coppia che si trova a ridefinire il suo progetto di vita. 

Capire che non si è soli, e non si è sbagliati, è il primo fondamentale passo per superare la crisi legata all’infertilità, ritrovare le proprie risorse e aprirsi a nuove possibilità di vita. 

Infine è importante ricordare che in tutte quelle infertilità dove non ci sia una causa medica evidente, il supporto psicologico può aiutare a mettere in luce componenti psicogene, e eventualmente sbloccare una situazione di tensione e ansia che interferisce con la fertilità.

Se hai un problema di infertilità e desideri parlarne con uno specialista, contatta il Centro Clinico di Psicologia al numero 039/9416276 oppure manda una mail a info@centropsicologiamonza.it

*Psicologa, Psicoterapeuta.